Project Work Cappella Reale di Monza

Project Work: Cappella Reale di Monza

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Project Work: Cappella Reale di Monza

Inarcheck ha ottenuto l’incarico, in qualità di mandataria del RTI aggiudicatario di bando di concorso, per la verifica dei tre livelli di progettazione degli interventi di restauro della Cappella Reale della Villa di Monza.

La Storia

La Cappella Reale, progettata dall’architetto Giuseppe Piermarini insieme alla Villa Reale, è stata costruita tra il 1777 e il 1780 su commissione del Granduca Ferdinando D’Asburgo- D’Este, figlio dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria e viceré del Regno Lombardo-Veneto, che aveva richiesto una residenza in campagna, data la sua passione per la botanica.

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La Cappella sorge all’esterno della Villa ed è posta simmetricamente rispetto al suo edificio gemello, la Cavallerizza, ai lati della Corte d’Onore del palazzo.

L’edificio ha pianta quadrata con aula sacra tonda su impianto a croce greca; la volta a vela è sostenuta da quattro costolature che convergono all’oculo centrale privo di lanternino, testimonianza degli studi dell’architetto sulla stabilità delle coperture a cupola.

L’ambiente interno è molto scenografico, ricco di stucchi, fregi e rosoni; una serie di colonne e lesene corinzie scandiscono gli altari e le nicchie; il soffitto è decorato a lacunari e statue a stucco di angeli, opera di Giocondo Albertolli.

La Cappella Reale è stata luogo delle più importanti celebrazioni religiose della reale casata degli Asburgo e ha successivamente ospitato importanti eventi artistici e culturali, rappresentando un importante testimonianza storico-architettonica da preservare.

Le attività di restauro

Dopo anni di incurie, finalmente nel 2019 sono stati stanziati i fondi per il restauro di gran parte della Villa Reale, tra cui la Cappella.

Il progetto, che ha coinvolto un importante team di professionisti, prevedeva un forte impegno economico ed è stato pertanto articolato in diverse fasi, in funzione della priorità dell’intervento: dalla risoluzione delle cause del degrado, come l’infiltrazione delle acque meteoriche e le problematiche di umidità di risalita, passando per il rifacimento della copertura dell’edificio e concludendo con il restauro delle superfici interne.

Il ruolo di Inarcheck

L’intervento della Cappella Reale fa parte della FASE 1 dell’Accordo di Programma per la valorizzazione del complesso monumentale Villa Reale e Parco di Monza, per la quale Inarcheck, in qualità di mandataria RTI, si è aggiudicata il servizio di verifica della progettazione.

La procedura di appalto definita dalla Committenza ha previsto lo sviluppo delle tre fasi progettuali (progetto di fattibilità tecnica ed economica, progetto definitivo e progetto esecutivo) e successiva gara di appalto sulla base del progetto esecutivo, ai sensi dell’art. 59 comma 1 del D.Lgs. 50/2016.

In questa occasione Inarcheck, mettendo in campo la propria squadra di professionisti, ha contribuito attivamente alla messa in sicurezza ed alla valorizzazione di un bene storico di altissimo pregio, pietra miliare dell’architettura italiana e piccolo grande gioiello per la città di Monza. Un patrimonio che merita di tornare ai fasti di un tempo e poter ospitare visitatori da tutta Europa.

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Certificazioni professionali, averle fa la differenza

CERTIFICAZIONI PROFESSIONALI, AVERLE FA LA DIFFERENZA

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Certificazioni professionali, averle fa la differenza

Le certificazioni professionali, di qualsiasi natura, sono uno strumento per attestare la propria preparazione in materia e garantire al cliente o all’azienda che si sta affidando ad una figura valida e riconosciuta.

Perché è importante ottenere le certificazioni professionali

Il valore aggiunto della certificazione rispetto ad altre forme di attestazione si misura attraverso lo strumento delle verifiche. Queste, effettuate da un ente certificatore di terza parte indipendente e, quindi, di tutela, sono finalizzate alla valutazione dei prerequisiti del candidato, alla sorveglianza periodica e al rinnovo del certificato del professionista.

Essere in possesso di certificazioni professionali è una prerogativa da non sottovalutare nel panorama lavorativo attuale.

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Dichiarare di essere competente in una specifica mansione potrebbe non essere sufficiente per garantire la propria professionalità e risultare credibile agli occhi dei committenti. In questo scenario di concorrenza e richiesta di professionalità sempre più alta, la certificazione svolge un ruolo cruciale nel garantire qualità, affidabilità’ e competenze.

Nello specifico, essere in possesso di una certificazione professionale avvantaggia il lavoratore e consente di:

  • attestare ufficialmente le proprie competenze;
  • garantire al cliente professionalità, ovvero di lavorare secondo standards di qualità ed avere un know how specifico, aggiornato e adeguato ai più alti livelli del mercato;
  • emergere sulla concorrenza. La certificazione distingue dagli altri professionisti e può migliorare le opportunità di avanzamento nel ruolo o organizzazione attuale e comportare un aumento della retribuzione; 
  • ottenere maggior punteggio in caso di bandi pubblici;
  • avere un percorso preferenziale nei processi di reclutamento aziendale.
Certificazione di persone in Inarcheck

Inarcheck, forte della sua esperienza nel settore, da anni offre la possibilità di sostenere gli esami per conseguire la certificazione di:

La calendarizzazione, che viene presentata con largo anticipo, prevede in media un esame al mese con disciplina diversa. Qui il calendario completo per i prossimi esami.

La tipologia di prove da sostenere e superare varia in base alla certificazione da conseguire. Generalmente sono strutturate su un test scritto, della durata di due ore, ed un test orale. La certificazione BIM prevede anche una prova pratica. 

Notarizzare le certificazioni con Blockchain

Il valore aggiunto delle certificazioni rilasciate da Inarcheck è la notarizzazione con il moderno sistema blockchain.

La tecnologia blockchain sta rivoluzionando numerosi settori, e l’ambito delle certificazioni professionali non fa eccezione. La possibilità di notarizzare le certificazioni utilizzando la blockchain offre numerosi vantaggi, tra cui trasparenza, sicurezza e unicità garantita del documento.

Un aspetto fondamentale dell’utilizzo della blockchain per notarizzare le certificazioni è la trasparenza del processo. Tutte le transazioni e le modifiche alle certificazioni vengono registrate in modo permanente e immutabile sulla blockchain, rendendole accessibili a tutti i partecipanti autorizzati. Ciò elimina la necessità di affidarsi a terze parti per verificare l’autenticità delle certificazioni, consentendo a datori di lavoro, clienti o qualsiasi altra parte interessata di accedere facilmente e verificare l’integrità dei dati.

In aggiunta, rappresenta anche una pratica utile alla riduzione dei costi associati alla gestione esterna della documentazione.

La blockchain offre anche un alto livello di sicurezza e immunità dalla falsificazione delle certificazioni. Poiché ogni transazione è protetta da algoritmi crittografici e immutabili, per questo diventa estremamente difficile alterare o contraffare i dati registrati sulla blockchain. Ciò garantisce che le certificazioni siano affidabili e che i professionisti possano dimostrare con certezza le loro competenze, prevenendo frodi e usi impropri delle qualifiche acquisite.

Notarizzare le certificazioni con blockchain conferisce ai professionisti un maggiore grado di autonomia e controllo sulle loro informazioni. Possono gestire e condividere le proprie certificazioni in modo sicuro e autorizzato, evitando di dover dipendere da istituzioni o autorità centralizzate per la verifica delle competenze. Da non trascurare è l’aspetto della tutela della privacy che consente al professionista di rivelare solo le informazioni necessarie in base al contesto d’uso.

Inarcheck, pioniere nel settore, adotta, ormai da anni, il processo di notarizzazione con Dedit e garantisce la massima sicurezza tecnologica su tutti i documenti emessi grazie alla blockchain di Algorand.

Vuoi ottenere una certificazione? Qui puoi trovare maggiori informazioni.

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ESG e Sostenibilità nel Real Estate

ESG E SOSTENIBILITÀ NEL REAL ESTATE

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Sostenibilità nel real estate, è possibile?

La tematica sostenibilità, e di tutto ciò che orbita intorno alla tutela dell’ambiente, è divenuta un argomento centrale in ogni campo di business, real estate e costruito compresi.

Le rendicontazioni sulle performance aziendali in tema di sostenibilità (ESG) hanno assunto un peso notevole, al punto da influire sulla scelta degli esecutori da parte degli investitori.

Da questa nuova realtà, nasce l’esigenza di contribuire attivamente alla causa della tutela ambientale in quanto cittadini del mondo, e soddisfare gli standard sempre più alti di sostenibilità in ambito lavorativo.

Secondo la Commissione europea, gli edifici dell’UE sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.

Il settore immobiliare ha pertanto una responsabilità non di poco conto.

L’obiettivo degli accordi di Parigi e dell’Unione Europea è proprio questo: monitorare e ridurre le emissioni introducendo manovre green nella costruzione e realizzazione di costruzioni ed immobili.

Un approccio responsabile e sostenibile non è da adottare per finalità di marketing o per rispondere ad una richiesta del mercato; la chiave per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato è la sensibilizzazione dei professionisti, operatori, investitori e tutti gli attori coinvolti nel sistema immobiliare, alla comprensione degli impatti ambientali e sociali delle loro stesse attività.

Un grande passo green verso l’ammodernamento.

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ESG, cosa sono?

L’acronimo ESG sta per Environmental, Social, Governance. I criteri ESG si utilizzano per valutare il grado di sostenibilità di un’azienda o degli investimenti, una valutazione applicabile a numerosi settori di mercato e non meno a quello del real estate.
Si tratta di una sorta di punteggio in cui i tre fattori concorrono a misurare ed illustrare il complessivo impatto sull’ambiente.

  • Environmental: criteri ambientali che valutano come l’azienda opera nei confronti dell’ambiente, per esempio attenzione al cambiamento climatico, all’efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali, al contenimento delle emissioni di anidride carbonica.
  • Social: criteri sociali che valutano l’impatto con il territorio, la relazione con la comunità ed in generale il valore per la realtà in cui si opera.
    Fattori da evidenziare possono essere il rispetto dei diritti umani, l’adozione di prassi eque e inclusive nei luoghi di lavoro, l’attenzione alle condizioni di lavoro e di vita delle persone, come la cura dello spazio fisico pensato per il benessere psico-fisico della persona.
  • Governance: criteri di gestione aziendale in base ai principi etici ed alle logiche legate alla trasparenza. La struttura delle regole e delle strategie che presiedono l’azienda o un processo finanziario rappresentano le basi della best practice e contribuiscono a perseguire obiettivi specifici, quali: l’economia circolare, l’inclusività, la mobilità sostenibile, la decarbonizzazione.

Seppur i valori ESG risalgono al 2005, nati per gli investimenti responsabili dell’ONU, solo recentemente si è registrata una crescita esponenziale dell’attenzione nei confronti di questi parametri ormai indispensabili e presenti all’interno di tutti i report progettuali.

Ne deriva che, ritenere la quotazione economica il primo ed unico criterio di valutazione per l’investitore, è ormai un concetto obsoleto e superato: l’investimento socialmente responsabile è un aspetto determinante.
Perseguire strategie sostenibili porta benefici sia all’ambiente sia alla reputazione aziendale, quando si tratta di investimenti.

Gli ESG, con i loro parametri standardizzati e condivisi, hanno avviato un percorso di consapevolezza necessario in un settore che, come risulta molto impattante sul piano delle emissioni globali.

Inarcheck e le soluzioni interne

Operare in ottica sostenibile è un dovere dal quale nessuno dovrebbe esimersi. Inarcheck vuole, nel quotidiano, essere testimonianza concreta di come, anche nel settore del real estate, sia possibile dare il proprio contributo in materia di tutela e rispetto ambientale.

Partendo da una vision aziendale particolarmente sensibile alla tematica, abbiamo messo in discussione il nostro modus operandi a 360°, con la consapevolezza di poter fare la differenza, nel nostro piccolo.

Di seguito alcune tematiche chiave per l’ottimizzazione eco-sostenibile della nostra azienda:

Le 4 R. Ricicla, Riusa, Recupera, Riduci: azioni essenziali messe in atto per limitare l’impatto dell’azienda sull’impronta climatica, preferendo sempre soluzioni circolari, che hanno lo scopo di allungare il ciclo di vita di materiali e oggetti.

Smart working: l’adozione di un regime di lavoro in smart working per i dipendenti rappresenta una scelta aziendale che agisce contemporaneamente su due fattori di sostenibilità:

  • il primo ambientale, come riportato dall’osservatorio dello smart working del Politecnico di Milano l’applicazione dello Smart working su due giorni a settimana “permette di ottenere benefici a livello ambientale riducendo le emissioni di CO2 di circa 450 Kg annui per persona“;
  • il secondo di governance, per l’impatto positivo sulla condizione di lavoro ed il benessere del lavoratore stesso.

Decarbonizzazione energetica: il nostro piccolo contributo in tal senso è rappresentato dalla struttura stessa attraverso cui opera Inarcheck, ovvero una rete capillare di professionisti localizzati sul territorio, questo consente infatti una riduzione significativa degli spostamenti e di conseguenza la riduzione di inquinamento causato dalle emissioni dei vari mezzi di trasporto.

Digitalizzazione: digitalizzare i documenti e dematerializzare gli archivi in ottica di salvaguardare l’ambiente e al contempo snellire il flusso di lavoro.

L’individuazione della figura aziendale del Sustainability manager, come il recente aggiornamento del Codice etico, del modello Antiriciclaggio e Anticorruzione sono ulteriori passaggi fondamentali per il perseguimento degli obiettivi aziendali ESG.

Inarcheck e Deepki, la partnership sostenibile

A fine 2022 abbiamo ufficializzato la partnership che avvicina Inarcheck a Deepki, società leader di mercato che offre una piattaforma di ESG data intelligence progettata per il real estate.

La mission di Deepki è quella di rendere più virtuoso il settore aiutando proprietari e gestori immobiliari a migliorare le performance ambientali ed aumentare il valore dei propri asset grazie alla tecnologia e ai dati.

Attraverso la sua piattaforma SaaS e la profonda esperienza dei suoi consulenti, Deepki accompagna gli stakeholder del real estate lungo il percorso di decarbonizzazione, partendo dalla raccolta e analisi dai dati fino all’implementazione di una strategia ESG.

Grazie a questa collaborazione ed alle nostre competenze tecniche, distribuite sul territorio, legate alla due diligence, all’audit, al monitoraggio ed alla verifica dei progetti, possiamo supportare i clienti ad accelerare la transizione ambientale del settore immobiliare verso la decarbonizzazione e la sostenibilità.

In un mondo sempre più orientato alla specializzazione la partnership tra le Società garantisce il mantenimento di livelli di servizio ad alto valore aggiunto e permette di rispondere in modo completo alle esigenze dei clienti.

Diamo il nostro contributo perché crediamo fortemente nel valore e nell’impatto delle nostre azioni, seppur marginali: operare nel rispetto dell’ambiente è un dovere, per tutti.

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Certificazione BIM cos’è

certificazione bim cos'è

Certificazione BIM cos'è

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Certificazione BIM

La certificazione BIM attesta le competenze dei professionisti coinvolti nel processo BIM-based.

Che cosa è il BIM?

Il BIM – Building Information Modelling – è un processo di gestione delle informazioni attraverso tutte le fasi del processo edilizio: consiste nella creazione di un sistema informativo parametrico, basato sui BIM object, incrementato continuamente durante le fasi di programmazione, progettazione, realizzazione e gestione di un’opera.

Si tratta di un vero e proprio metodo di lavoro che permette di avere piena facoltà di gestione delle informazioni riguardanti il singolo progetto per tutta la durata ed in tutte le fasi della sua vita.

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Che cosa è la certificazione BIM?

A partire dal cosiddetto “DM BIM” (D.M. 560/2017 e ss.mm.ii.) per proseguire con il Nuovo Codice degli Appalti (DLgs 36/2023), le strategie BIM hanno pervaso il mondo dell’edilizia, richiamando figure professionali altamente qualificate e le cui competenze, abilità ed esperienze possono essere certificate da Organismi di Certificazione (OdC) delle persone terzi, imparziali e indipendenti, accreditati ai sensi della norma 17024.

La certificazione BIM, rilasciata sotto accreditamento, è un’attività volontaria che costituisce una garanzia e atto di diligenza verso le parti interessate nel rispetto della legislazione vigente (L. 4/2013).

L’importanza del BIM, con certificazione annessa, non deve essere sottovalutata in quanto, a partire dal 2025, i bandi BIM saranno necessari per la realizzazione o riqualificazione di qualsiasi opera pubblica.

Quali sono le figure professionali BIM?

All’interno dell’ecosistema BIM si identificano quattro figure professionali diverse, addette allo svolgimento di un ruolo ben preciso con conseguente esame e titolo da certificare:

  • gestore dell’ambiente di condivisione dei dati, ossia CDE manager: è una figura che si occupa dell’ambiente di condivisione dei dati implementato dalla organizzazione a cui appartiene oppure previsto contrattualmente e che contribuisce attivamente alla ricerca di soluzioni informatiche di rete o in cloud;
  • gestore dei processi digitalizzati, ossia BIM manager: è una figura che si relaziona principalmente al livello dell’organizzazione, per quanto attiene alla digitalizzazione dei processi posti in essere dalla stessa, avendo la supervisione o il coordinamento generale delle commesse in corso;
  • coordinatore dei flussi informativi di commessa, ossia BIM coordinator: è una figura che opera a livello della singola commessa, di concerto con i vertici dell’organizzazione e secondo le indicazioni del BIM manager nella gestione complessiva dei processi digitalizzati.
  • operatore avanzato della gestione e della modellazione informativa, ossia BIM specialist: è la figura che agisce all’interno delle singole commesse e opera tramite determinate procedure digitalizzate attraverso la modellazione a oggetti.
Come si ottiene e come si mantiene la certificazione BIM?

La valutazione dell’apprendimento a seguito del percorso formativo viene eseguita sulla base delle conoscenze, delle abilità e delle competenze di cui al punto 5 della norma UNI 11337-7 e della relativa prassi di riferimento UNI/PdR 78:2020.

La certificazione BIM si ottiene a seguito del superamento di un esame, costituito da tre prove: scritta, pratica ed orale.

Il certificato ha durata quinquennale.

Durante il ciclo di certificazione, anno per anno, conformemente a quanto previsto dal punto 6.9 della UNI/PdR 78:2020, l’OdC effettua verifiche, per mantenere e confermare la validità delle certificazioni emesse del singolo professionista certificato.

 

Perché ottenere la certificazione BIM?

La certificazione BIM è uno strumento che permette di attestare, dimostrare e garantire le proprie competenze professionali, anche nel tempo.

Conseguire la certificazione BIM permette di amplificare le proprie competenze e di accrescerne la credibilità.

I principali obiettivi della certificazione sono:

  • fornire l’attestazione della propria esperienza e competenza in relazione al profilo professionale;
  •  ottenere posizionamenti più competitivi sul mercato in generale e nelle procedure di appalto dei lavori pubblici in particolare;
  • promuovere la propria attività attraverso il registro dell’OdC, oltre che di Accredia.

Inarcheck – in qualità di OdC accreditato – organizza periodicamente sessioni di esami per la certificazione BIM dei differenti profili professionali.

Inarcheck, in aggiunta, offre – compresa nel prezzo della certificazione – la notarizzazione dei certificati emessi su blockchain, che garantisce la provenienza dei dati rendendoli verificabili ed impossibili da modificare.

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Chi è il RUP e cosa fa

Chi è il rup e cosa fa

chi è il rup e cosa fa

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Chi è il RUP

Il RUP – Responsabile unico del Progetto – è la figura nominata dalle Stazioni Appaltanti in fase di avvio dell’intervento per le fasi di programmazione, progettazione, affidamento e per l’esecuzione di ciascuna procedura soggetta al Codice degli Appalti.

Quale è il ruolo del RUP?

Il RUP – in conformità a quanto previsto dall’art. 15 del DLgs 36/2023 – assicura il completamento dell’intervento pubblico nei tempi previsti e nel rispetto degli obiettivi connessi al suo incarico.

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Quali sono le attività del RUP?

Il RUP – sulla base di quanto previsto dall’Allegato I.2, art. 6 del DLgs 36/2023 – ha, tra gli altri, i seguenti compiti:

  • formula proposte e fornisce dati e informazioni per la predisposizione del programma triennale dei lavori pubblici;
  • accerta la libera disponibilità di aree e immobili necessari e, in caso di lavori, la regolarità urbanistica dell’intervento pubblico o promuove l’avvio delle procedure di variante urbanistica;
  •  propone l’indizione o, ove competente, indice la conferenza di servizi;
  • svolge l’attività di verifica dei progetti per lavori di importo inferiore a un milione di euro e assicura il rispetto del procedimento di verifica della progettazione ai sensi dell’articolo 42 del codice;
  • sottoscrive la validazione del progetto posto a base di gara unitamente al responsabile della fase della progettazione, ove nominato ai sensi dell’articolo 15 del codice, facendo riferimento al rapporto conclusivo redatto dal soggetto preposto alla verifica, e alle eventuali controdeduzioni del progettista. In caso di dissenso sugli esiti della verifica, il RUP fornisce adeguata motivazione;
  •  decide i sistemi di affidamento dei lavori, servizi e forniture, la tipologia di contratto da stipulare, il criterio di aggiudicazione da adottare;
  •  richiede alla stazione appaltante la nomina della commissione giudicatrice nel caso di affidamento con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa;
  •  promuove l’istituzione dell’ufficio di direzione dei lavori;
  •  provvede all’acquisizione del CIG nel caso in cui non sia nominato un responsabile per la fase di affidamento.
Quali sono i requisiti per diventare RUP?

1. Il RUP deve essere un tecnico abilitato all’esercizio della professione, o, quando l’abilitazione non sia prevista dalle norme vigenti, un tecnico anche di qualifica non dirigenziale che deve essere in possesso di titolo di studio e di esperienza e formazione professionale specifiche.

2. Il RUP deve aver maturato un’adeguata esperienza nello svolgimento di attività analoghe a quelle da realizzare in termini di natura, complessità e/o importo dell’intervento:

  • di almeno un anno per i contratti di importo inferiore a 1.000.000 di euro;
  • di almeno tre anni per i contratti di importo pari o superiore a 1.000.000 di euro e inferiore alla soglia di cui all’articolo 14 del codice;
  • di almeno cinque anni per i contratti di importo pari o superiore alla soglia di cui all’articolo 14 del codice.

3. In mancanza di abilitazione all’esercizio della professione, il RUP è un tecnico in possesso di esperienza nel settore dei contratti di cui al comma 1, di almeno cinque anni, attestata anche dall’anzianità di servizio maturata.

4. Nelle procedure di affidamento di lavori particolarmente complessi, il RUP possiede, oltre a un’esperienza professionale di almeno cinque anni nell’ambito delle attività di programmazione, progettazione, affidamento o esecuzione di appalti e concessioni di lavori, una laurea magistrale o specialistica nelle materie oggetto dell’intervento da affidare nonché adeguata competenza quale Project Manager, acquisita anche mediante la frequenza, con profitto, di corsi di formazione in materia di Project Management.

E’ ormai chiaro quanto il ruolo del RUP sia di fondamentale importanza in tutte le fasi del progetto: dallo sviluppo alla realizzazione, fino anche alla validazione. Abbiamo dedicato un intero articolo alla verifica del progetto, ulteriore mansione che coinvolge il Responsabile Unico del Procedimento. Con le sue competenze poliedriche, si assume oneri ed onori del caso e diventa un pilastro portante.

Inarcheck, forte della sua esperienza nel settore, offre supporto al RUP per coadiuvare le sue azioni ed affiancarlo nel suo compito di responsabile unico.

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Polizza decennale postuma quando è obbligatoria

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polizza decennale quando è obbligatoria

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Polizza decennale postuma quando è obbligatoria

E’ previsto l’obbligo a carico del costruttore/venditore, di fornire all’acquirente una polizza assicurativa indennitaria decennale, al fine di tutelare le persone fisiche che stipulano un contratto per il trasferimento di un immobile di nuova costruzione.

Cos’è la polizza decennale e cosa copre

La polizza ha effetto dalla data di ultimazione dei lavori, e copre danni materiali e diretti all’immobile, compresi i danni ai terzi derivanti da rovina totale o parziale oppure da gravi difetti costruttivi delle opere, per vizio del suolo o per difetto della costruzione, e comunque manifestatisi successivamente alla stipula del contratto definitivo di compravendita o di assegnazione.

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La consegna della polizza avviene, dal costruttore o dalla società proprietaria che ha concesso in appalto le opere, all’atto del trasferimento della proprietà, e in alcuni casi già in sede di preliminare di compravendita se le opere di cantiere sono in corso di ultimazione, anche se opererà solo a partire dalla data di fine lavori.

Le ultime novità sulla polizza decennale postuma

L’obbligo di fornire la polizza decennale in sede di cessione dell’immobile in corso di costruzione, era già previsto nel d.lgs n. 122/2005 ma veniva molto spesso eluso per assenza di sanzioni.

Il recente decreto (154/2022) rende nullo l’atto di compravendita stipulato senza presentazione di polizza decennale postuma.
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto (Regolamento recante il contenuto e le caratteristiche della polizza di assicurazione e il relativo modello standard, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 20 giugno 2005, n. 122), tutte le polizze decennali stipulate dopo il 5 novembre 2022 devono essere conformi al modello standard.
Il provvedimento contiene, quindi, lo schema tipo di polizza indennitaria decennale al fine di poter assicurare l’immobile a beneficio dell’acquirente sui vizi dell’opera, come previsto dall’articolo 4 del dlgs n. 122/2005.

La polizza, in caso di vizi dell’immobile, consente a chi acquista la casa di far valere i propri diritti all’indennizzo.
All’interno dello schema tipo di polizza sono previste delle clausole che costituiscono il contenuto minimo della polizza assicurativa e possono essere modificate dalle parti solo in senso più favorevole per il beneficiario.

Tuttavia, per assicurare l’operatività della garanzia assicurativa (articolo 3 dello Schema tipo – Allegato A del decreto del MISE) è obbligatorio che venga effettuato un Controllo Tecnico (eseguito da organismi di Tipo A accreditati, in conformità alle Norme UNI CEI ISO/IEC 17020) e che le attività ispettive in corso d’opera abbiano esito positivo, documentate nei rapporti di ispezione.

Per gli atti di compravendita da stipularsi dopo la data del 5 novembre 2022, restano certamente utilizzabili anche le polizze stipulate prima di detta data, purché si tratti di polizze cd. “di attivazione” o definitive.
Non pare sufficiente una pregressa sottoscrizione di polizza cd. CAR “Contractor’s All Risks”, che consente di ottenere, alla fine dei lavori, la polizza postuma decennale.

Secondo il Consiglio Nazionale del Notariato la polizza postuma decennale diventa obbligatoria anche in caso di ristrutturazione edilizia pesante ossia purché si tratti di “interventi complessi, incidenti sugli elementi tipologici, strutturali e formali, del fabbricato, tali da determinare una vera e propria “trasformazione” dell’edificio preesistente“.

Quindi, dovrebbero rientrare nel perimetro della disciplina sugli immobili da costruire tutti gli interventi edilizi su immobili preesistenti che configurino:

  • fattispecie di demolizione/ricostruzione;
  • interventi di ripristino di edifici o parti di essi, attraverso la loro ricostruzione;
  • interventi di sopraelevazione e ampliamento (anche all’interno della sagoma);
  • interventi di ristrutturazione conservativa “pesante”, di cui all’art. 10 lett. c) TUE, in presenza di aumento della volumetria.

In particolare, il CNN sottolinea che il decreto non parla al suo interno di “titolo abilitativo” ma, bensì, di “collaudo statico”.

Se all’esito di una ristrutturazione si rende necessario procedere con un nuovo collaudo statico, l’intervento edilizio è con una certa sicurezza riconducibile all’interno del perimetro applicativo della polizza decennale.

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